Valle Caudina: le mimose passano, la violenza resta

9 Marzo 2017

Valle Caudina: le mimose passano, la violenza resta

Oggi, non è l’otto marzo ed è sacrosanto tornare a parlare della condizione femminile. Ieri non lo abbiamo fatto per scelta, per cercare di sfuggire alla retorica di una giornata che sembra essere diventata solo un rito. Le mimose passano e di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno. Sommessamente, ci permettiamo di ricordare solo gli ultimi due episodi di cronaca di cui ci siamo occupati. L’arresto di un uomo, un marito ed un padre, che violentava e picchiava la moglie e madre dei suoi figli. Ancora più grave, un’altra notizia sulla quale gli inquirenti stanno cercando di fare luce. In uno dei nostri comuni si sta indagando su una presunta violenza sessuale ai danni di una ragazzina. E, tutto questo succede mentre il centro antiviolenza di Cervinara è stato chiuso, come quello di Avellino città, per mancanza di fondi. Sommessamente, ci permettiamo di ricordare, come facciamo sempre da queste colonne, quelle donne che sono invisibili. Quelle ragazzine straniere, che si prostituiscono nella stazione di Cervinara. Quelle nessuno le vede, come chiudiamo gli occhi soprattutto sui loro clienti, nostri amati e stimati concittadini, padri e spesso nonni esemplari. E, nessuno vede, quei pullmini che, da qui a qualche giorno, partiranno a notte fonda verso la piana del Sele. Sono pieni di donne che si sottopongono ad immani sacrifici per paghe da fame, giustificate solo perché vengono versati i contributi con i quali hanno il diritto di accedere a qualche giorno di disoccupazione. E, spesso, quei soldi guadagnati vengono strappati dai mariti per giocare nelle macchinette infernali.
Come ci piacerebbe, se, ad esempio, su uno di quei pullmini salisse una consigliera di pari opportunità o una rappresentante istituzionale. O, magari, sempre una di queste signore si recasse in una delle nostre stazioni per assistere da vicino ad uno spettacolo osceno ed orrendo.
Ma è troppo chiedere a qualcuno di sporcarsi le mani, è molto meglio organizzare un bel convegno, in una sala linda, di fronte a tanti microfoni per parlare della condizione femminile. Discettare dell’ovvio è sempre molto interessante e lava le coscienze, ci rivediamo il prossimo otto marzo, intanto, noi continueremo a denunciare e a mettervi sotto il naso le cose che fate finta di non vedere.

Continua la lettura