Valle Caudina,Tunnel del Partenio: pasticci, incongruenze, demagogia

15 Dicembre 2018

Valle Caudina,Tunnel del Partenio: pasticci, incongruenze, demagogia

di Gianni Raviele

Ci sono le prime “dichiarazioni di intenzione” del nuovo presidente della Provincia, Domenico Biancardi. Esse, in pratica, costituiscono il programma del leader di questo Ente intermedio che doveva essere del tutto annullato se la legge firmata da Del Rio fosse arrivata al traguardo finale. Ma le cose politiche nel nostro paese sono andate diversamente da quello che pensava il ministro piddino e la provincia è rimasta in piedi, competente solo per le strade e gli istituti scolastici. Quale sarà la sua sorte definitiva, al momento, non è dato sapere. Il ministro dell’interno, Salvini, non si è ancora sbilanciato. Il suo pensiero è, forse, rivolto adesso all’autonomia e le Regioni del Nord-Est, noto serbatoio elettorale del capo leghista, pressano con forza ed unità. Il presidente della Provincia viene eletto con un complicato meccanismo che chiama in causa sindaci e consiglieri municipali. Non gode, perciò, di un suffragio diretto dei cittadini, come era un tempo: e, perciò, le sue dichiarazioni sono la traccia lungo la quale si muoverà e vanno, in questa prospettiva, valutate attentamente.
Fra rituali frasi di circostanza, Biancardi, ha avanzato le due proposte di sviluppo per l’Irpinia con alcune specifiche indicazioni sulle infrastrutture fra cui spiccano due assi che ci riguardano direttamente.

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Il presidente della Provincia ha posto l’accento sull’asse a scorrimento veloce Valle Caudina–Pianodardine, la quale è come se fosse stata colpita da un ictus: si è fermata a Roccabascerana e attende che qualche “anima buona” si ricordi degli impegni e delle promesse, legati ai mutamenti della cariche e delle poltrone in provincia. L’epicentro dell’oblìo sta nell’Asi che passa di mano in mano e che, salvo qualche operoso nocchiero, va avanti fra marosi e derive, burrasche e naufragi. I cervelloni politici irpini, sostenuti dai tecnici, fanno capire che l’opera, che dovrebbe congiungersi a Pianodardine, sarà completata in un “anno domini” imprecisato. E gli esperti – geologi, ingegneri, geometri e via cantando – aggiungono, con perizia e sapienza, che il tratto che dovrebbe attraversare il territorio di Altavilla è il più difficoltoso e impervio. Per parte mia, aggiungo alla friabilità del suolo la catasta di mappe, disegni, progetti, schizzi geometrici che si connetterebbero alla fragilità della terra se i nostri pronipoti potranno assistere al classico taglio del nastro inaugurale.
Credo che i caudini conoscano a fondo questa lordura politica e questa telenovela recitata da squallidi e callidi protagonisti e da servizievoli comparse della nostra valle.
Nel programma di Biancardi c’è un altro addendo che ci riguarda e che merita di essere calcolato con attenzione e senza artifici.
Il presidente della Provincia ha lanciato l’idea di un tunnel che dovrebbe collegare la Valle Caudina e il Baianese da cui proviene il capo di Palazzo Caracciolo. Questa proposta in sé non è nuova. La mia vecchiaia mi consente di dire che i suoi progenitori ricordavano che i contribuenti dei paesi alle propaggini del Partenio si recavano a piedi, scavalcando la montagna, o con i carri, a pagare le imposte a Baiano. Forse, Biancardi ha saputo anche lui di questa annosa tradizione e come, davvero, le due aree irpine sono divise solo dallo scrimine montuoso: nel mio paese per indicare l’ovest si dice ”all’atte Avella”.
Rimemorando, qualche volta, la diceria dei miei compaesani mi fingevo in America e, in me stesso, progettavo una lunga traiettoria, un corridoio che collegasse la Valle Telesina, la Valle Caudina e il Baianese. Fole di gioventù che ora sembrano mostrare il sembiante della concretezza. Credo che la proposta di Biancardi debba essere messa in controluce.
Non c’è alcun dubbio che una infrastruttura Valle Caudina–Baianese sia una cosa positiva. E sono d’accordo con il presidente degli industriali irpini, Pino Bruno, che ha colto subito la positività di un tale progetto; anzi Bruno ha spinto sull’acceleratore, quando ha chiamato in causa la dirigenza irpina, spronandola a sollecitare e realizzare nuove strutture –alta velocità, Lioni-Grottaminarda, progetto Alta Irpinia – fondamentali per la nostra crescita.
La premessa è dunque di apprezzamento per l’idea di Biancardi. Ma quì mi fermo e rilevo precipitazioni, magheggi, illusorietà.
Ho letto che il presidente della Provincia ha incontrato il Governatore della Regione De Luca per parlargli del progetto. Non c’è bisogno di dire che De Luca ha apprezzato, promesso, condiviso l’iniziativa. Per giunta lo stesso quotidiano specificava che il tunnel sarà lungo 4 chilometri e ciò lo stabilisce il progetto esecutivo.
Se le notizie, date dal giornale, sono vere e non approssimative, ci troviamo di fronte ai primi pasticci, incongruenze, demagogia.

Mi viene di chiedere al presidente della Provincia da dove gli deriva il mandato per muoversi già al vertice della Regione? Chi ha interpellato? Chi ha reso edotto dell’iniziativa? E’ possibile che la Valle Caudina, territorio direttamente interessato, non sia stata coinvolta né nell’Ente “Città Caudina”, né nei Consigli comunali dei vari paesi, né nella popolazione che, ancora oggi, ignora la proposta e i passi compiuti?

La cosa diviene, ancor più stupefacente, quando si parla di “progetto esecutivo” e, addirittura, di chilometraggio del tunnel.

Biancardi vola e così farà la fine di Icaro. Ci può dire di grazia chi è il progettista? Siamo già nella “fase esecutiva”? E quanto è costato il prezioso scavo e l’emolumento per il fantomatico professionista ingaggiato? Potrei avanzare tanti altri interrogativi: non lo faccio, perché tutto dà l’idea di una “fake news”, la bufala che si ammannisce all’ignaro lettore del giornale.

Debbo, però, agli amici del ”Caudino” una perla cronachistica. Appena è comparsa la notizia del tunnel, da Montevergine è stato comunicato che il santuario sarebbe stato così collegato con l’area del Nolano e con il più vasto retroterra del napoletano. Solo quattro chilometri e altri pellegrini avrebbero raggiunto i luoghi di S. Guglielmo. I monaci fanno bene a sollecitare il culto, a favorire l’accesso al santuario di fedeli e turisti. Ma mi permetto di chiedere loro: se l’imbocco del tunnel cadesse nell’area di Montevergine mi dicono, per cortesia, cosa ne guadagnerebbe la Valle Caudina? Essa resterebbe sempre ai margini, tagliata fuori, alle prese con l’attuale via pedemontana che è il simbolo e la concretezza plastica della nostra emarginazione da Avellino. Ognuno ha il diritto e il dovere di migliorare il proprio paese. Ma il tunnel, che per me resterà una chimera, se avesse l’imboccatura a Montevergine finirebbe per portare nuova linfa economica a Ospedaletto, Summonte, Mercogliano, centri di accoglienza e di fattività, ma distanti ed eccentrici rispetto al cuore della Valle Caudina.

Vorrei, infine, sviluppare due considerazioni politiche. Non hanno mire e indicazioni perché non ho impegni di partito e guardo agli eventi italiani in un’ottica larga e disinteressata.

Il presidente della Provincia, che non ha coinvolto la Valle Caudina, ha ignorato del tutto i comuni sanniti che costituiscono vertebre solide del nostro scheletro. Ignorare Montesarchio, Airola e altre comunità significa un busto privo di arti. E vanno messi in circolo anche i parlamentari e le dirigenze beneventane, interessate al territorio per tentare un’iniziativa sinergica con gli esponenti irpini.

Ho scritto di illusorietà di Biancardi anche se ho apprezzato il suo riposto desiderio. Il tunnel non si farà per ragioni economiche e per l’indirizzo attuale di governo. Se il nostro paese è in recessione non vedo chi sborserà i fondi per l’opera. La Regione non è in condizione di finanziare un lavoro che, solo ad immaginarlo, incute scetticismo e molta prudenza.

Infine l’attuale governo non è favorevole a nuovi trafori e l’indirizzo di confrontare costi e ricavi sta generando polemiche violentissime. Toninelli, che gestisce le infrastrutture, appare sempre più orientato a non aprire nuovi cantieri. Il presidente della Provincia immagina, davvero, che se non si riesce a portare a compimento la Lione–Torino, dove sono impegnati addirittura Francia e Italia, il Ministro o Di Maio e Salvini daranno il benestare per il traforo del Partenio?

Voglio sbagliarmi ma l’Acerone resterà sempre verde e la chiostra dei nostri monti continuerà ad accogliere la neve e i refoli di vento estivi senza turisti e senza viandanti.

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