Cervinara: 17 anni fa l’alluvione, domani fiaccolata di ricordo

Redazione
Cervinara: 17 anni fa l’alluvione, domani fiaccolata di ricordo

Cervinara. La malanotte arrivò di soppiatto, come una coltellata, piantata nella schiena.
La pioggia, caduta copiosa nei giorni scorsi, non poteva far presagire nulla perché non c’erano gli strumenti adatti per capire che stava avvenendo qualcosa di inconsueto.
E così, come un assassino vigliacco, una frana si abbattè su Ioffredo di Cervinara a notte fonda. La gente dormiva solo in pochi vegliavano perché il rumore del torrente Castello diventava con il passare delle ore sempre più minaccioso.
Morirono nel sonno, si spera, gli anziani coniugi Mascia, Luigina Befi e Michelangelo.
Videro invece l’orrore Giuseppe e Luigi Affinita, padre e figlio, che dopo aver portato in salvo la famiglia a valle, tornarono su per mettere al sicuro qualche masserizia, perdendo la cosa più importante, la vita.
L’orrore lo vide anche Liliana Marro, che fu trascinata via dal fiume di fango. La malanotte di Cervinara fece contare cinque morti, ma potevano essere molti di più, se i Vigili del fuoco non avessero dato l’allarme, buttando tutti giù dal letto. Un allarme che arrivò, solo qualche minuto prima che la montagna franasse e trascinasse a valle una storia centenaria e cinque vite umane. Era la notte tra il 15 ed il 16 dicembre del 1999. Il secolo ed il millennio terminarono, scrivendo una delle pagine più drammatiche della storia di Cervinara. L’angoscia di quei momenti non potrà essere mai dimenticata, anche perché a Ioffredo, una spianata dove c’erano case, dove c’era vita, ci ricorderà, chi sa per quanto tempo ancora la ferita profonda di quella malanotte. Ora sono rimaste in piedi la chiesa di San Nicola di Bari ed il panificio dei fratelli Moscatiello, tutto il resto è silenzio.
E, quando scende la notte, quando la chiesa chiude non si può non pensare a come la furia della natura abbia picchiato duro da quelle parti. Cervinara ha pagato il suo tributo al dissesto idrogeologico, ma ha imparato la lezione? A questa domanda è difficile dare una risposta, perché la messa in sicurezza dei monti continua a tardare e ad essere rimpallata da mille autorità. L’attuale amministrazione, guidata dal sindaco Filuccio Tangredi, ha risolto la vicenda della riperimetrazione della zona rossa, condita da mille polemiche, stringendo un accordo istituzionale con l’Autorità di bacino Volturno, Liri e Garigliano. La stessa autorità che aveva disegnato la prima zona rossa, già nei giorni successivi, alla frana. Non solo, sono iniziate anche le costruzioni fuori sito per coloro che avevano perso la casa, alcune completate altre non ancora.
La ferita. Però, resta la ferita. Ioffredo ha bisogno di ritrovare un’anima, come ne ha bisogno Cervinara. Non basta pensare solo a ricostruire, altrimenti, si compie lo stesso grande errore fatto dopo il sisma del 1980. Il paese ha bisogno di ritrovarsi, di riscoprire le frazioni, di cercare una vocazione ed anche una socialità diversa, da quella attuale.
Solo quando, la cosiddetta classe dirigente, inizierà a pensare a tutto questo, si potrà dire che la malanotte è finita. Ma, ad oggi, 17 anni dopo la frana, l’alba sembra lontana e continuiamo ad essere avvolti dalle tenebre.
Domani sera ci sarà una fiaccolata in ricordo delle vittime della frana. (Foto di Angelo Marchese)

Peppino Vaccariello