Diocesi Cerreto-Sant’Agata de’ Goti: Azione Cattolica, il presidente Matteo Truffelli e il vescovo don Mimmo all’assemblea diocesana

3 Ottobre 2018

Diocesi Cerreto-Sant’Agata de’ Goti: Azione Cattolica, il presidente Matteo Truffelli e il vescovo don Mimmo all’assemblea diocesana

Un’Assemblea d’inizio anno particolarmente partecipata quella dell’Azione Cattolica diocesana, che vedeva come relatore il presidente nazionale Matteo Truffelli. Location: l’Abbazia Benedettina di San Salvatore Telesino, per la quale hanno fatto da cicerone a Truffelli i giovani della locale Ac. Partendo dall’icona biblica dell’anno (il brano di Vangelo dell’incontro con Marta e Maria), con Gesù che ricorda a Marta che “di una cosa sola c’è bisogno”, filo conduttore dell’intero incontro, i 3 settori (Adulti, Giovani e Acr), il Movimento Studenti e il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale hanno scelto 5 tematiche associative e sociali per portare a riflettere sul fatto che per accogliere l’invito a prendere l’iniziativa e a farsi prossimi, per accompagnare i passaggi dell’esistenza di ciascuno c’è bisogno di una sola cosa: ascoltare e tradurre in vita la Sua Parola, occuparsi e non preoccuparsi per lasciare spazio all’ascolto e all’accoglienza dell’altro. Prima della domanda, ogni settore presentava il proprio orologio, raffigurante il tempo che, attualmente, si sta vivendo. Sull’impegno in prima linea per la costruzione di una buona politica, da credenti inquieti, Truffelli ha detto che bisogna assumersi “la consapevolezza che il cambiare della storia richiede di cambiare le priorità dell’associazione, di ricalibrare le modalità con cui ci prendiamo cura delle situazioni sociali, economiche o politiche del nostro tempo, a partire dal livello territoriale”. Un impegno formativo che deve saper sviluppare un pensiero critico, un impegno formativo radicato nella scelta religiosa e nella ricerca della radicalità evangelica. “L’obiettivo è quello di essere un’associazione incarnata sempre più nella vita, nel tempo che vive, nel territorio, nella Chiesa diocesana e locale, prendendosi cura, nella responsabilità, di generare processi, di accogliere le domande delle persone che ci sono state affidate, delle questioni sociali, dell’impegno per il bene comune, del costruire alleanze buone. L’Italia sta perdendo la capacità di partire da quello che ci unisce e non da quello che ci divide”.

Ai giovani che chiedevano un chiarimento circa il come vivere la propria identità associativa e di credenti, il presidente nazionale ha risposto che “l’Ac nasce dalla passione e dal coraggio di due giovani, e da allora cerca di rendere i giovani protagonisti.”.
“Dovremmo sempre chiederci – ha sottolineato il vescovo don Mimmo Battaglia durante le conclusioni, dopo aver ringraziato le Ac parrocchiali e l’Ac diocesana per il loro impegno – se nelle nostre Ac parliamo solo dopo aver ascoltato. Ascoltare non è sentire le parole, è entrare in quelle parole, entrare in chi sta parlando. Non è detto che quando ripetiamo integre le parole della fede, abbiamo anche ascoltato. Senza ascolto non esistiamo come persone e nemmeno come popolo. Non esistiamo nemmeno come Chiesa. Insomma, come laici di Ac, siamo chiamati ad evangelizzare da credenti che vivono nel mondo, da discepoli-missionari che sperimentano e testimoniano la propria fede dentro e attraverso le diverse e concrete dimensioni di tutti gli aspetti dell’esistenza umana (famiglia, lavoro, cultura, giustizia sociale, politica). Una responsabilità non da poco. Che in Ac diventa corresponsabilità.

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