Enrico Letta nuovo segretario del Partito Democratico
Enrico Letta nuovo segretario del Partito Democratico. Enrico Letta ha sciolto la riserva. Dopo il suo ritorno nella Capitale, e dopo 48 ore di riflessioni e colloqui, l’ex premier ha deciso di accettare la sua candidatura a segretario Pd.
Il suo annuncio è stato preceduto da un tweet, in cui ha citato la senatrice a vita Liliana Segre: “Stamani. Prima di decidere. Al Ghetto di Roma, ricordando le parole di Liliana Segre ‘non siate indifferenti’”.
Un messaggio che aveva lasciato intravedere la sua volontà di dire sì. Davanti all’iniziale ritrosia, mostrata con un tweet la scorsa domenica, si pensava che Letta non avrebbe accettato l’incarico.
E che fosse intenzionato a rimanere a Parigi, dove dirige la Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi. In un primo momento si era, infatti, detto sorpreso di aver letto il suo nome sui giornali come possibile nuovo segretario del Pd.
“Quel che penso è che l’Assemblea del Partito Democratico debba chiedere a Nicola Zingaretti, al quale va la mia stima e amicizia, di riprendere la leadership. Peraltro io faccio un’altra vita e un altro mestiere”.
Poi davanti alle tante richieste arrivate dai colleghi di partito ha deciso di considerare seriamente la proposta, ma a due condizioni. Che non si tratti di un incontro a tempo e che ci sia un largo sostegno dell’assemblea, che deciderà domenica 14 marzo.
Nelle ultime ore, dopo aver parlato con Nicola Zingaretti, Dario Franceschini e Andrea Orlando, Letta ha chiamato anche il leader di Base riformista Lorenzo Guerini per sondare il terreno in vista del voto di domenica.
L’ area che fa riferimento al ministro della Difesa e a Luca Lotti, renziano di ferro, anche se non è passato a Italia Viva; ha convocato un riunione per questo pomeriggio via zoom. Sembra comunque propendere per un voto favorevole sul nuovo segretario.
Guerini gli avrebbe però chiesto rassicurazioni circa l’impegno del Pd sull’agenda Draghi, su un’identità riformista del partito e su una maggiore autonomia rispetto al M5S. Per Base riformista, come è noto, la via maestra sarebbe quella di un congresso da convocare in tempi strettri con nuove primarie.