Lettera della madre di Alessandro ai genitori di Antonio, “vostro figlio sarà luce”

Redazione
Lettera della madre di Alessandro ai genitori di Antonio, “vostro figlio sarà luce”
Lettera di una madre ai genitori di Antonio, "vostro figlio sarà luce"

Lettera della madre di Alessandro ai genitori di Antonio, “vostro figlio sarà luce”. La comunità montesarchiese è stata scossa , in questi giorni, da un evento luttoso: la morte di Antonio , un ragazzo di 15 anni che ha lasciato nello sbigottimento e nel dolore i suoi familiari, i suoi compagni di scuola, la cittadinanza tutta.

Quando muore una persona giovane, anche nell’umano più distratto, la riflessione si fa più profonda alla ricerca di un senso, di un perché di un avvenimento così doloroso e così, apparentemente, contrario alla natura delle cose e della logica che vorrebbe vedere gli esseri nascere, divenire adulti, invecchiare e solo infine morire. Invece alcuni di noi sono chiamati prima ad abbandonare la vita, prima che il loro volto abbia conosciuto la ragnatela delle rughe.

Muore giovane chi è caro agli Dei 

Un frammento poetico di Menandro recita “muore giovane chi è caro agli dei”. Sarà questa una frase consolatoria di fronte all’incomprensibilità del mistero del morire, sopratutto quando ci troviamo di fronte a giovani vite, con il loro percorso ancora da espletare, con tutti quei sogni tipici della giovinezza da realizzare, con i pensieri tutti rivolti alla vita.

Ed è alla vita che siamo educati con tutto quello che comporta : crescere in salute, studiare, realizzarsi, guadagnare, diventare competitivi …la vita , la vita, la vita e mai la morte Si omette volutamente di parlare di questo che sembra banalità ma è l unica vera grande certezza per l’essere umano.

Ai genitori di Antonio

Non voglio portare argomentazioni filosofiche ma voglio, con molta discrezione, rivolgermi ai genitori di Antonio, io che sono madre di un giovane uomo, Alessandro,  che un male incurabile ha portato via a 33 anni. Mi sto immedesimando in loro e sto percependo il loro smarrimento, la loro incredulità, il loro inconsolabile dolore.

E ogni giorno, per giorni e giorni, sarà cosi finche con il tempo , forse si troverà una risposta.

Perché è di risposte che dopo un evento del genere si vive. Inizia così, per i restanti ,un tragitto lungo, di elaborazione del lutto.  Ma solo attraverso un immane sforzo interiore, solo dopo che la rabbia lascia spazio alla crudele realtà, piano piano si riesce a sopra-vivere, vivere sopra il dolore , sopra i perché, sopra tutti quei futili e banali orpelli di cui l’uomo è capace di circondarsi nell’illusione che quello sia il vivere.

Il dovere di andare avanti

Certo , ora è il tempo delle lacrime ma per chi resta è dovere andare avanti e non dimenticando, ma convincendosi che la morte è una nuova rinascita, la condizione di una nuova vita, in un luogo non – luogo che è quell’Oltre dove noi facciamo abitare  i nostri cari defunti, morti nel corpo ma non nello spirito.

Spero che questi genitori arrivino alla consapevolezza a cui sono giunta io, credendo fermamente che mio figlio esiste oltre dal suo corpo, solo entità luminosa che scalda costantemente il mio cuore e pervade ,presenza invadente ,la mia mente.

Con o senza preghiera.

Cito una frase di Alessandro “Vivere equivale a dire che ogni nostro agire possa con il tempo tramutarsi in ricordo”.  E solo chi viene ricordato non morirà mai.

                                                                                                                                                                                                                                     Angela Ragusa