Montesarchio: inaugurata la nuova sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri

Redazione
Montesarchio: inaugurata la nuova sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri

“Siamo tutti ex Carabinieri, familiari e simpatizzanti che ci teniamo alle Istituzioni, una vera simbiosi tra quelli in servizio e quelli in congedo. Gli alamari li abbiamo cuciti sulla pelle, non dimentichiamo di essere stati Carabinieri anzi lo siamo e lo saremo sempre”.
Così il luogotenente Stefano Vardaro durante l’inaugurazione della nuova sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri in piazza Martiri di Cefalonia e della quale il Cavaliere Vardaro è presidente. L’evento è coinciso con la ricorrenza dei 202 anni della fondazione dell’Arma dei Carabinieri e con quella dei 130 anni della fondazione dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
Presenti alla cerimonia il Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Montesarchio il Maggiore Erminio De Nisco, il Generale Antonio Perrone, coordinatore provinciale associazione nazionale Carabinieri, il Colonnello Elio Adamo presidente dell’associazione sezione di Airola, il Generale Francesco Bianco per l’Aeronautica e il Luogotenente della Marina Cristoforo Grasso.
Don Domenico Votino, parroco emerito della Chiesa della SS. Annunziata, ci fornisce delucidazioni sulla storia del corpo dei Carabinieri: “Il 5 giugno 1814, Napoleone diede per la prima volta le dimissioni ed il re di Sardegna Vittorio Emanuele I sbarcò a Genova e il 19 maggio entrò a Torino. La sua prima preoccupazione in quel momento di crisi di tradizione fu la pace civile e la sicurezza dei sudditi perché la rivoluzione francese aveva portato allo smantellamento dell’esercito: egli fondò il Corpo militare con il nome di “corpo dei Carabinieri Reali” i quali dovevano vigilare alla Conservazione della pubblica e privata sicurezza; dovevano sorvegliare oziosi e vagabondi assicurandone la forca ai criminali ed arrestando i delinquenti. Tutto questo fu espresso nelle “Regie Patenti” del 13 luglio 1814 quando i contadini dopo la rivoluzione francese restarono impoveriti dalle carestie, dai soldati disertori e sbandati e dalle bande di briganti: allora il Re volle questo Primo corpo dell’esercito per assicurare tranquillità ai suoi sudditi; un corpo che vide allora 700 componenti e dopo due anni 2000, fino ad oggi quasi 70000 sparsi in ogni dove della Penisola”. “Un gesuita – ha continuato don Votino – scrisse il regolamento e voleva che i carabinieri fossero eleganti, signorili ed educati sempre pronti essendo il simbolo dell’ordine Sabaudo e della sua solidità dinastica. E soprattutto doveva essere il carabiniere un uomo superiore, rigido e implacabile nella osservanza delle leggi”.
Ha concluso così durante l’omelia il parroco, grande conoscitore della storia della Benemerita, dopo aver benedetto la sede e i carabinieri presenti alla cerimonia, durante la quale sono stati ricordati i defunti e i giovani presenti sul territorio a servizio dell’intera Nazione.
Si è proceduto poi alla consegna di gagliardetti ricordo alle Autorità e Sezioni intervenute. Un evento reso lieto e piacevole grazie all’organizzazione del presidente: non sono mancati infatti momenti di festa e socializzazione durante la celebrazione e durante il ricevimento organizzato per l’occasione.

Brigida Abate