Servizi sociali, per Avellino la vittoria di “Pirro”

Il Caudino
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Nessuno può essere soddisfatto perché si tratta della classica vittoria di Pirro. Il Tar di Salerno ha accolto la richiesta del comune di Avellino ed ha concesso una sospensiva nel funzionamento del piano di zona A 4. Azzerato il coordinamento e tutte le nomine che sono state fatte. Sospesi il presidente, ossia il primo cittadino  di Cervinara, Filuccio Tangredi, il suo vice,  Antonio Spagnuolo, vice sindaco di Capriglia Irpina e soprattutto il coordinatore pro tempore, Raffaele D’Elia, ex direttore generale del vecchio consorzio. E’ su questa nomina che non è stato trovato un accordo, in quanto il comune di Avellino intendeva procedere alla nomina di un funzionario interno all’ente e non ad una figura professionale esterna che da sola costa quanto tutti gli ex 21 dipendenti del vecchio consorzio. La sospensiva è stata concessa sino  al pronunciamento della sentenza che è stata fissata per il prossimo 15 di maggio. Sino ad allora i cittadini di sedici comuni continueranno a restare senza servizi. E lo sono già dallo scorso primo di gennaio e tutto questo per colpa di una politica che, in questo caso, davvero non tutela per nulla gli interessi di chi amministra. E stiamo parlando delle fasce più deboli. Di persone come anziani, minori a rischio e disabili. Fare la cronistoria di tutto quello che è avvenuto negli ultimi mesi, dare la colpa ad uno o ad un altro schieramento, è solo un esercizio sterile.Basti segnalare la divisione dei quattro comuni caudini, Cervinara, Roccabascerana e Rotondi da una parte, San Martino Valle Caudina dall’altra. Il più  grande errore è stato compiuto  dalla giunta regionale che quando ha ridisegnato gli ambiti ha accorpato il comune di Avellino con gli altri 15 comuni.Non lo ha messo, ad esempio con quelli vicini, come Mercogliano, Monteforte Irpino o Atripalda, ma con quelli lontani. Cosa centri ad esempio, il capoluogo con Rotondi non è dato sapere.  E la città di  Avellino da sola conta più abitanti di tutti gli altri. Il resto lo ha fatto la politica, l’eterna divisione tra il partito democratico e quello che resta dell’Udc di De Mita. Nessuno ha voluto fare sintesi. Si è andati avanti con  un muro contro muro e a pagare sono solo i cittadini. Sino al 15 maggio tutto è sospeso ma dopo le cose non andranno meglio perché chi soccombe può sempre rivolgersi al Consiglio di Stato. Non solo, bisognerà trovare un accordo per approvare la convenzione. Ed allora, questi amministratori dovrebbero farsi un esame di coscienza ed ammettere che con gli atti di forza non si va da nessuna parte e tornare a ragionare nell’interesse del bene comune.