Valle Caudina: le estati dello scherzo della “tedesca”

21 Agosto 2019

Valle Caudina: le estati dello scherzo della “tedesca”

Valle Caudina. Spiegarlo ai ragazzi di oggi risulta abbastanza complicato.  Ma chi è stato giovane tra la metà degli anni ottanta ed i primi anni novanta, ricorderà, perfettamente, le estati della Tedesca.

Era una goliardata, uno scherzo, abbastanza feroce,  che si metteva in atto in tutti i comuni della Valle Caudina. Non si sa chi sia stato ad idearlo per primo, ogni nostro paese ne avanza la primogenitura, ma stabilire il momento della nascita è impresa ardua.

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Il canovaccio, però, era lo stesso ovunque. Si trattava di una vera e propria messa in scena che coinvolgeva diverse persone. La parte più importante la giocava colui che doveva individuare e convincere la vittima, lo stesso che poi avrebbe dovuto inscenare il ferimento o addirittura la morte.

Ma andiamo con ordine. Lo scherzo iniziava davanti a qualche bar, dove c’era qualcuno che si vantava di aver sedotto una splendida turista tedesca. Una valchiria bionda, con occhi chiarissimi che all’epoca faceva parte dell’immaginario erotico del maschio caudino. Chi ascoltava la storia, confermava l’avvenenza della ragazza, la quale era in campeggio con la famiglia su i nostri monti.

Stimolata la curiosità della vittima, ma sopratutto il desiderio, partiva la grande sceneggiata.

Quello che avrebbe dovuto essere l’amico più caro del malcapitato, lo prendeva da parte e gli prospettava la possibilità di incontrare da vicino la turista tedesca. Anche se lui non si vantava, come l’altro amico, c’era stato e gli era bastato sussurrare il suo nome, per fare uscire la valchiria bionda dalla tenda e trascorrere ore indimenticabili. Unica avvertenza bisognava stare attento al padre o al fratello, qui la versione cambiava, che era un violento ed addirittura era armato di pistola. La notizia dell’arma non metteva in guardia più di tanto, sembrava un fatto naturale, visto che si era deciso di fare un campeggio tra i monti.

Insomma, l’amico riusciva a convincere la vittima ed i due , dopo le 23, 00 si incamminavano verso l’accampamento della famiglia tedesca. Intanto i  complici avevano preparato tutto. Arrivati in un punto abbastanza lontano del paese, l’amico iniziava a sussurrare nel buio il nome della ragazza, una, due , tre volte.

Purtroppo, a quel sussurro, rispondeva una voce maschile, gutturale che gridava qualche parola in un tedesco maccheronico. A quel punto, era chiaro che uno dei maschi della famiglia aveva scoperto tutto e bisognava tagliare la corda. Iniziava una corsa a perdifiato lungo sentieri bui. Ma lo scherzo non era ancora finito. Ad un certo punto si sentivano degli spari e l’amico, gridando si accasciava, fingendo di essere stato colpito e ferito ed invitando l’altro a continuare la fuga. Il poverino arrivava in paese, più morto che vivo, e non sapeva cosa fare, se dare l’allarme o richiudersi in casa.

A questo punto lo scherzo veniva svelato e la vittima chiedeva solo di non raccontarlo in giro. Ma, la mattina dopo, puntualmente, si sentiva ridere dietro.

Questi scherzi si sono ripetuti per tante estati e riuscivano sempre.

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